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Lunedì 4 Agosto 2014.
La Cornetta, uno stupendo caos di guglie e pareti tormentate, montagna bellissima che non si concede con facilità: sono tornato lassù grazie ad un itinerario fuori dal mondo. Sono a Valtorta molto presto, la bella mulattiera della "Via del Ferro" parte proprio dalla prima casa del paesello, corre a ritroso lungo la valle restando poco sopraelevata rispetto alla provinciale, una piacevole passeggiata che superata una bella santella finisce per depositarmi sulla stradetta che sale ai Piani Bassi: 5 minuti di asfalto e sono nella spianata che ospita villaggetto turistico e zona umida protetta, io però mi infilo subito sulla ripida stradina subito a sinistra che si alza con un paio di tornanti per raggiungere la bella zona dei Piani Alti. Da tempo volevo risalire la Valle dei Bruciati, proprio quella che sta sopra la mia testa, si alza dai Piani di Valtorta e va a raggiungere la vastissima conca sopraelevata racchiusa tra Cornetta e Cima di Piazzo ad oriente, mentre lo Zuccone Campelli, Barbesino e Corna Grande ne delimitano il versante ovest, ospitando sulle loro alte pendici un tratto del sentiero 101: la mia vecchia cartina IGM rivela la presenza di un sentierino che percorre il vallone, avevo provveduto per tempo a informarmi in loco della sua effettiva esistenza, mi avevano detto di andare tranquillo, le classiche ultime parole famose. Dai Piani Alti la Cornetta si lascia ammirare in tutta la sua dolomitica bellezza, la stradina diventa sterrata, la abbandono al primo tornante per infilare un debole sentierino a sinistra invaso da vegetazione che mi inzuppa per bene dalle cosce in giù: poco più avanti ad un invisibile bivio tiro dritto e sbaglio strada, ritrovandomi nel bel mezzo di un vallone detritico.Torno indietro e presso un piccolo slargo individuo qualcosa che potrebbe lontanamente somigliare al fantasma di un sentierino: devo mettere alla frusta tutto l'istinto che possiedo nello scovare tracce, io e la cartina topografica imbastiamo una fitta serie di sguardi e dobbiamo fare un notevole sforzo di volontà per convincerci che si deve salire da lì, il terreno è un uniforme bosco con relativa distesa di foglie secche, non una foglia smossa a segnalare qualche passaggio precedente il mio. La "traccia" (eufemismo) sale con tornantini di pendenza vivace, aggirato un masso si spiana dietro un albero schiantato e attraversa la valle: finalmente l'embrione diventa un pochino più evidente, è proprio il percorso giusto ma trovare la traccia si rivela un'avvincente sfida riservata solo ad occhi estremamente esperti e coraggiosi. Il tracciolino sale ancora ripido, prima di sfiorare un canale detritico vira a destra e sempre con bella pendenza sotto passa delle alte pareti di roccia: per fortuna la traccia diventa umanamente accettabile, era ora..!! Salgo ancora, arrivo ad un tornante panoramico, per pochi secondi appare un bellissimo scorcio della Cornetta, che tra le sue tormentate pieghe custodisce a sorpresa un nevaio: il vallone è totalmente selvaggio, sono sicuro che vede passare solo animali e qualche cacciatore, nessuna goccia di vernice indica il percorso, sbagliare è facilissimo. La vegetazione lascia spazio anche a belle vedute del Tre Signori, ora il sentierino vira decisamente a destra entrando in un'ampia conca che mi lascia senza fiato per la sua bellezza: risalti rocciosi, pinnacoli, pareti, vegetazione esuberante diventano complici per allestire uno spettacolo selvaggio, il tracciolino traversa a destra in direzione di un evidente valletta, si viaggia in un bellissimo labirinto di mughi, talmente fitto che diventa praticamente impossibile uscire dal tracciato. Mentre a sinistra il vallone lascia spazio ai tormentati contrafforti della Cornetta: questa parte del vallone è di una bellezza selvaggia a dir poco straordinaria, da solo questo luogo vale la fatica e l'impegno spesi per arrivare fin qui..!! Sembra di essere fuori dal mondo, solo io e qualche camoscio: sono nella zona denominata "Bruciati"...Wow, bellissimo..!!! Anche i primi contrafforti della Corna Grande non sono niente male, sulle sue pendici il sentierino si fa strada nel mugheto di una valletta di pendenza benevola, l'ambiente continua ad essere strabellissimo, non immaginavo: la vegetazione si dirada un po', il sentierino ricomincia a fare le bizze, devo nuovamente prestare attenzione per scovarlo. Gli orizzonti si allargano e mi rendo conto di essere sbucato nella conca sommitale, è tempo di tirare le somme: nella Valle dei Bruciati io e la mia cartina escursionistica abbiamo scritto la nostra tesi di laurea in orientamento, esperienza tosta eppur bellissima, una specie di sfida ripagata ampiamente dagli ambienti attraversati, nella parte alta pareti rocciose e distese di mughi si mescolano in straordinaria complicità regalando ambienti di una bellezza che neanche lontanamente immaginavo..!! La conca in cui sono sbucato pensavo fosse più pascoliva, invece si rivela una distesa di numerose vallette parallele separate da costole di roccia bianca: perdo definitivamente il tracciolino, mi rendo conto che è praticamente impossibile trovarlo per eventualmente percorrerlo in discesa, in caso di nebbia qui ci si potrebbe davvero perdere. Anche quassù devo far fare gli straordinari alla cartina topografica, ormai viaggio totalmente a naso, arrivo ad un piccolo stagno, lo individuo sulla cartina, mi oriento e lo oltrepasso: decido di agganciare e risalire una delle tante costole rocciose che graffiano i pendii, una specie di "Mare in burrasca" versione brembana, mi diverto come un matto a saltellare sulle roccette, pian piano mi sposto a sinistra verso la Cornetta. Dimenticavo: pur geograficamente affacciata sulla Valtorta questa vastissima conca è terra di Lecco. Ormai sono arrivato ai piedi della Cornetta, salgo i prati in linea retta per andare ad agganciare il tracciolino che porta verso la vetta: sorpresa, del tracciolino non resta che qualche sparuta traccia, era già estremamente esiguo, la neve dello scorso inverno l'ha massacrato senza pietà, per fortuna conosco la strada. Mi porto all'estrema sinistra del pendio (guardando a monte...), con traversata tutt'altro che facile su pendii erbosi molto scoscesi, poi salgo altrettanto ripidamente alla base delle rocce sovrastanti, ai cui piedi si snoda un tracciolino che verso destra porta a sbucare sulla facile calotta sommitale. E' stata un'avventura selvatica e bellissima arrivare quassù oggi: Ciao Cornetta..!! ( Attenzione: chi vuole provare a salire la Cornetta prenda precisi punti di riferimento per la discesa ). La Cornetta non è difficile, ma i suoi bei panorami sono riservati a pochi: me li godo come premio per la gran soddisfazione che la salita dalla Valle dei Bruciati mi ha regalato. Arriva il momento di tornare a casa e lo farò scavalcando l'altro versante della conca: ecco che tornato ai piedi della Cornetta prendo il sentierino che porta alla Baita La Bocca, c'è lo Zuccone Campelli che mi attende. La fatica si fa sentire, ma dopo le tribolazioni della Valle dei Bruciati il sentiero che porta lassù mi sembra un'autostrada: la vetta diventa il mio balcone di pausa mensa, giusta ricarica per affrontare il delicato canalone franoso che scendendo nella Valle dei Camosci porta ai Piani di Bobbio, lo trovo decisamente peggiorato rispetto allo scorso anno, anche quì bisogna prestare sempre e comunque molta attenzione. La strada dai Piani di Bobbio a Ceresola la conosco a memoria, le cascine della piccola località valtortese si stagliano dentro la conca verdissima: proprio dietro le baite aggancio la sterrata che scende verso altre più a valle, quando la gippabile sale verso la strada asfaltata di Ceresola la abbandono per infilare un tratturo a sinistra che scende in una zona disboscata, al suo termine ricompare la vecchia mulattiera per Valtorta. Scende con gran decisione, tagliando un paio di volte il nastro asfaltato: nella parte bassa propone lunghi tratti selciati e dopo il secondo attraversamento ricompaiono le santelle, quella appena prima della contrada Torre si distingue per la bellezza del volto della Madonna, tratteggiata da una mano alquanto ispirata. A Torre ho la fortuna di trovare aperta la chiesetta di Sant'Antonio Abate, prima di scendere nel centro di Valtorta mi fermo ad ammirare i preziosi affreschi di questo piccolo edificio sacro: ultimo regalo di un'escursione indimenticabile, avventura al cospetto di una Cornetta che mi ha fatto scoprire uno degli angoli più selvaggi della Val Brembana. |
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